I medici e lo sciopero del 27 Ottobre
Dura la reazione della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi (Fnnomceo) alle misure previste nel decreto Balduzzi
'Indipendenza, autonomia, responsabilita''. Sono i principi che i medici italiani rivendicano alla politica italiana ed alle misure di riforma del sistema sanitario che non valorizzano la professione e lasciano, secondo le principali rappresentanze, irrisolti alcuni nodi strutturali come l'intramoenia e l'assistenza territoriale h24. Mentre ci si accinge ad approvare alla Camera il decreto Balduzzi con ben 350 emendamenti, i sindacati medici si preparano alla grande manifestazione del 27 ottobre.
La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi (Fnnomceo) rende noto con una nota che saranno questi i concetti-chiave della manifestazione. Probabilmente diventeranno lo slogan principale del corteo. Una questione deontologica insomma, che il 27 dovrebbe portare decine di migliaia di medici ad affollare le strade di Roma.
Il Comitato centrale della Fnomceo nella nota denuncia come i principali capisaldi deontologici dell'esercizio professionale nel clima che si è creato intorno ai tagli alla sanità vengano oggi ''fortemente messi in discussione''. Con tali misure ''in futuro non sarà possibile mantenere un sistema di tutela della salute equo, universalistico, solidale e di qualità se la nostra professione viene sconfitta nei suoi valori etici e civili sanciti dalla deontologia, lasciata sola a reggere la forbice tra ciò che per la medicina e la sanità è possibile e quanto, invece, non lo è''.
La critica investe i tagli, in tutto ventuno miliardi di euro, senza contare il miliardo e seicentomila richiesto dalla legge di stabilità che è passato in sordina come scure ulteriore che si abbatte sugli statali ma che colpisce di nuovo il sistema di cure.
''I medici che operano 'in conto e per conto' del Servizio Sanitario Nazionale, circa 235.000 professionisti - continua la nota - sono stati chiamati ad un contributo non indifferente con il blocco dei contratti, delle convenzioni e delle retribuzioni, con blocchi e tagli alle dinamiche di sviluppo professionale e di carriera, con forti limitazioni al turn over, con il dilagare della precarizzazione dei rapporti di lavoro, con la drastica riduzione dei posti letto per acuti senza un contestuale e coerente investimento in quelli di postacuzie. Il tutto in assenza di una riforma organica delle cure primarie, con la riduzione lineare della spesa per farmaci e presidi biomedicali''.
Tali richieste rivolte alla categoria non possono non avere profonde ripercussioni sulla qualità dei servizi sanitari, in un momento in cui il Sistema Sanitario ''vede una domanda in crescita a fronte di risorse decrescenti''.