La crisi della sanità siciliana
Lo scenario è pesante perché l'ostacolo della compartecipazione allo stato attuale non appare superabile e di facile o immediata soluzione
La sanità in sicilia storicamente ha rappresentato il comparto di maggiore spesa regionale. Oggi la situazione si è aggravata a causa dello stato generale del bilancio, tagliato dal governo di Roma su tutti i fronti, in particolare nei capitoli di spesa destinati al welfare ed al sistema socio-sanitario. La Corte dei Conti, non a caso, dinanzi alla Commissione parlamentare di Inchiesta sugli Errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali presieduta da senatore Antonio Palagiano di IdV, ha presentato un dato regionale di compartecipazione nel triennio 2009-2011 pari al 49,1%. Una situazione che rischia di bloccare la spesa regionale nella misura in cui le spettanze dello Stato centrale verranno erogate solo in presenza di rassicurazioni sulla compartecipazione a carico della regione. Nell'ultimo anno una speranza viene ancora riposta nella richiesta di rigetto della quota regionale, così stabilita, formulata alla Corte Costituzionale, con precedimento ancora in corso (la prima presentata nel 2008 è stata bocciata).
Quale futuro allora per il mantenimento dei servizi sanitari nell'isola?
Lo scenario è pesante perché l'ostacolo della compartecipazione allo stato attuale non appare superabile e di facile o immediata soluzione; le conseguenze saranno ulteriori tagli e blocchi della spesa e un tavolo di negoziazione con Roma sempre più difficile. La regione rimane ancora in attesa di ben 1.254 milioni dei complessivi 1.866 spettanti per il meccanismo selettivo dei disavanzi.
Lo scenario è ancor più pesante perchè i sacrifici in termini di contenimento della spesa realizzati dal 2008 al 2011, che hanno allontanato la scure del commissariamento, in presenza di questa quota di compartecipazione non più prorogabile, potrebbero risultare vani.