Ignazio Marino: Le farmacie vanno difese
Occorre però migliorare la collaborazione con la medicina territoriale
Le farmacie sono una struttura essenziale del Servizio Sanitario Nazionale con cui è necessario riaprire un dibattito equilibrato sul loro ruolo e sul loro futuro. Per valorizzarne le funzioni, bisogna evitare, a mio avviso, che siano emarginate dall’accesso e dalla distribuzione dei farmaci innovativi. Penso ai farmaci del PHT (il prontuario della Distribuzione Diretta per la presa in carico e la continuità assistenziale Ospedale H - Territorio T): si tratta di molecole innovative che vengono prescritte in ospedale e somministrate a domicilio per patologie croniche, per una spesa per il Servizio Sanitario Nazionale di quasi 3 miliardi di euro nel solo 2012. La distribuzione affidata alle farmacie permetterebbe ai cittadini di non recarsi in ospedale e consentirebbe un monitoraggio intensivo della spesa e delle prescrizioni.
Insieme alla medicina di base, inoltre, le farmacie potrebbero assistere le persone colpite da malattie e assicurare la consegna a domicilio dei farmaci per i pazienti anziani. Infine, potrebbero essere coinvolte nell'aderenza alla terapia per la prevenzione primaria e secondaria: ad esempio, in Italia, il Servizio Sanitario Nazionale spende ogni anno 1,2 miliardi di euro per la prevenzione e la cura dell’infarto con statine, ma oltre il 50% dei pazienti non assume continuativamente il farmaco e quindi non si realizza alcuna prevenzione; si buttano così oltre 600 milioni di euro. La farmacia attraverso la scheda di cura del paziente potrebbe invece verificare e migliorare l’aderenza alla terapia, collaborando con i medici di medicina generale in un modello nuovo di medicina di iniziativa e non di attesa.