Invecchiamento demografico e domanda di salute: il Sud fanalino di coda
Il Sud è destinato ad una crisi strutturale del welfare
Da oggi al 2030 nelle regioni del Meridione la percentuale di popolazione anziana aumenterà in misura maggiore rispetto al resto del Paese. Il rischio è che l'attuale offerta di servizi non sarà sufficiente a garantire gli standard dei Lea (livelli essenziali di assistenza) alla popolazione del sud.
E' l'esito dell'ultimo report del Censis intitolato La crisi sociale del Mezzogiorno, dedicato all'esame dell'incremento demografico nelle regioni meridionali. Il rapporto evidenzia il gap tra il nord e il sud, relativamente all'aumento dell'invecchiamento. Nel Meridione l'indice di invecchiamento della popolazione (over 65 su under 14) è più basso di oltre due punti percentuali rispetto alla media italiana (che è del 18,7% contro 20,8). Nei prossimi dieci anni questo rapporto è destinato ad invertirsi e, come si legge nel rapporto, la questione sociale della longevità transiterà dai territori del Centro-Nord alle regioni meridionali.
La diminuzione della popolazione interessa soprattutto il sud e nei prossimi 17 anni si stima che il totale dei residenti nell'area del Mezzogiorno sia destinato a ridursi del 4,6%, contro una media del Paese del 3,7 per cento. Ci sarà un'impennata degli over 65 su tutto il territorio nazionale ma nel Sud la crescita sarà ancora più verticale (più 35,1 contro il più 31,4% della media nazionale).
Nel report l'offerta sociosanitaria in atto viene giudicata 'visibilmente inadeguata' in quanto già la cura degli ammalati cronici e delle persone non autosufficienti è svolta soprattutto dalla famiglia, che svolge anche un ruolo di sostegno economico a favore delle ultime generazioni di giovani disoccupati. Solo le figlie femmine a supportare il sistema nazione delle cure e dell'assistenza, con percentuali del 36% dei casi al sud rispetto alla media nazionale del 25.
Anche volendo - si legge nel report del Censis -questo modello presto non potrà più funzionare, non fosse altro perché nelle regioni meridionali si fanno meno figli. Non solo: la crisi economica in atto rende impensabile immaginare una crescita dei bilanci pubblici tale da generare investimenti per la creazione di una rete di offerta. Il sud poi storicamente registra un deficit di capitali e imprenditoria privata.
Ma quali sono le soluzioni individuate nello studio del Censis? Intanto le risorse delle Comunità Europea dovranno sfuggire alla logica della microdistribuzione a pioggia per essere incanalate verso la formazione di filiere integrate. Il gap è destinato a crescere e occorrerà creare un nuovo sistema di offerta caratterizzato da imprese sociali, nuove professioni, nuove tecnologie, nuove modalità di erogazione dei servizi. Il Meridione - si legge ancora - può diventare il laboratorio di un nuovo welfare di comunità. Una formula però difficile da applicare, considerando che in atto l'offerta del privato sociale che opera nel meridione è in forte crisi.