Sicilia: chiudono i laboratori di analisi
La serrata proseguirà in attesa di un confronto con le istituzioni regionali
Come annunciato nei giorni scorsi attraverso le associazioni di categoria i laboratori di analisi in Sicilia si sono mobilitati. Da ieri protestano contro il nuovo tariffario nazionale dei rimborsi sulle prestazioni che prevede dei tagli al budget assegnato sino al quaranta per cento. Le tariffe che entreranno in vigore sono previste dal decreto Balduzzi, che ha imposto un adeguamento verso il basso delle cifre, in particolare per le analisi cliniche e la radiologia. Il tariffario della regione sicilia era andato in deroga rispetto a quello nazionale ma oggi si dovrà adeguare. La serrata sta determinando e determinerà nei prossimi giorni forti disagi e molte strutture hanno già chiuso.
E per mercoledì prossimo è prevista una manifestazione regionale, a Palermo, davanti all’assessorato regionale alla Salute di piazza Ottavio Ziino.
I sindacati in una nota congiunta dichiarano che le nuove tariffe non consentono neppure di recuperare i costi di produzione delle prestazioni e di garantire i livelli qualitativi accettabili delle stesse, non potendo le stesse, a tali condizioni, sostenere i costi del mantenimento dei requisiti di accreditamento, sia in termini di requisiti strutturali, strumentali, organizzativi, che in termini di mantenimento dei livelli di personale”. L’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, si è detta disponibile al confronto con le parti ogni confronto e a portare avanti ogni proposta ragionevole”, ricordando però che “la Regione segue norme, sentenze e vincoli di bilancio. L'applicazione del tariffario nazionale è dovuta, che altre regioni che hanno mantenuto tariffe maggiori per alcune prestazioni, potevano farlo solo se a carico del proprio bilancio regionale e non del fondo sanitario. Gli Uffici - prosegue la Borsellino - hanno valutato, con le categorie interessate, ogni possibile soluzione. Ma la loro percorribilità è sostanzialmente subordinata al reperimento di risorse, in atto non previste nel Bilancio regionale, o, per quanto attiene alla modifica del decreto ministeriale, ad un percorso dall'esito comunque subordinato ad un confronto con il Ministero”.
L’idea di “far pagare prestazioni a carico del servizio sanitario è un grave disservizio verso i cittadini e chi lo fa deve assumersene la responsabilità. Questo governo ha già assunto l'impegno di mantenere invariati gli aggregati di spesa per il settore, nonostante minori trasferimenti di risorse complessive da parte dello Stato. Ricordo che le strutture private accreditate sono contrattualizzate con il Servizio Sanitario e – conclude - operano per conto dello stesso.