I giovani medici della SIGIM non aderiscono allo sciopero
Lettera aperta ai giovani medici Italiani: le ragioni della non adesione allo sciopero indetto dall’Intersindacale Medica il 22 luglio
In una lunga lettera il presidente della SIGM, Walter Mazzucco, unitamente al consiglio direttivo spiegano le ragioni della non adesione allo sciopero di oggi, proclamato dall’intersindacale.
Di seguito pubblichiamo la missiva dove, in vari punti, i giovani medici esprimono diverse motivazioni a supporto della loro decisione odierna di non aderire alla protesta.
L’Ufficio per la comunicazione OMCeO-PA
Filippo Siragusa
Cari Colleghi,
come è noto, il Segretariato Italiano Giovani Medici (S.I.G.M.), associazione non sindacale impegnata nel portare a sintesi le istanze di tutte le fattispecie ascrivibili alla componente giovane della Professione Medica, in data 14 maggio 2013 ha avviato, di concerto col Comitato Pro Nuovo Concorso, il “Giovani Medici Day”, una campagna di sensibilizzazione delle Istituzioni sul tema della non ottimale condizione dei giovani medici in Italia. La manifestazione nazionale tenutasi a Montecitorio, prima tappa di un percorso di iniziative per “Cambiare il Paese, per non cambiare Paese”, ha richiamato l’attenzione su 1) l’opportunità di adottare un sistema intellegibile di rilevazione e programmazione del fabbisogno medico quale presupposto per eradicare il fenomeno del precariato medico, 2) la necessità di riorganizzare il sistema formativo pre e post-lauream di medicina, a cominciare dall’adozione di modalità meno discrezionali e più meritocratiche di accesso alle Scuole di Specializzazione e dall’eliminazione dei “tempi morti”, per rendere il sistema formativo italiano competitivo con gli altri Paesi dell’Unione Europea, 3) la necessità di ristrutturare l’intero impianto della formazione specifica di medicina generale, conferendo altresì la giusta dignità professionale ai corsisti, 4) l’esigenza di investire nella formazione dei giovani medici, a partire dal ristoro del capitolo di spesa dedicato alla formazione specialistica, nonché nel sostegno concreto all’accesso alla ricerca ed al mondo del lavoro. A tale iniziativa, che ha registrato l’interessamento delle Istituzioni e dei media nazionali, hanno fatto seguito delle audizioni Parlamentari, rispettivamente presso la Commissione XII “Igiene e Sanità” del Senato della Repubblica e le Commissioni riunite V “Bilancio, Tesoro e Programmazione” e XII “Affari Sociali” della Camera dei Deputati. Inoltre, il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, con D.M. n. 598 del 3 luglio 2013 ha istituito una “Commissione di studio del MIUR incaricata di elaborare delle proposte relative al riassetto delle Scuole di specializzazione di area sanitaria”.
Nessun riscontro o segnale di interesse nei confronti dei contenuti della protesta e della proposta dei Giovani Medici (S.I.G.M.), invece, è stato mai fornito da parte dell’Intersindacale Medica, tanto meno dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri (FNOMCeO), che del variegato mondo sindacale è diretta espressione.
L’intenzione del S.I.G.M., in questi anni, non è stata quella di portare avanti rivendicazioni di categoria in sostituzione della rappresentanza sindacale, bensì di ampliare la base di confronto all’interno della Professione e di sottoporre all’attenzione delle Istituzioni le predette criticità, che rappresentano un vulnus per l’intero sistema Paese, sia dal punto di vista etico che prettamente economico. Il S.I.G.M., difatti, per primo ha documentato un trend in ascesa di giovani medici italiani che emigrano all’estero, dove, a fronte degli effetti delle politiche gerontocratiche e scarsamente valorizzanti il merito che hanno caratterizzato la Professione medica in Italia, trovano maggiori possibilità in termini tanto di progressione di carriera quanto di arricchimento professionale, sociale ed umano.
Siamo alla vigilia di un annunciato sciopero nazionale della dirigenza medica, l’ennesimo in corrispondenza dell’insediamento di un nuovo Governo. Rispetto all’ultima mobilitazione nazionale dell’ottobre 2012, ed in discontinuità rispetto al passato, si registra per la prima volta l’inserimento tra gli obiettivi della manifestazione del 22 luglio 2013, che si terrà di fronte alla sede del MEF, anche di tematiche di preminente interesse per chi aspira ad entrare nel SSN, quali la formazione dei futuri specialisti ed il precariato medico.
Non sta a chi scrive giudicare se tali attenzioni, tardivamente dedicate alle giovani generazioni di medici, siano anche in parte conseguenza della forte opera di sensibilizzazione portata avanti dall’Associazione Italiana dei Giovani Medici, ovvero rappresentino un’esigenza per il mondo sindacale di prevenire una pericolosa fuga in avanti da parte di quanti, tra la maggioranza dei giovani, non si riconoscono nella deriva sindacalista della Professione.
I Giovani Medici (S.I.G.M.) ritengono che tanto l’adeguamento contrattuale di chi è già nel sistema (forse una riflessione a parte andrebbe fatta per chi è prossimo all’uscita dal sistema), quanto la stabilizzazione dei colleghi precari (giovani e non più tali), siano delle priorità assolute degne di pari dignità, ma stigmatizzano il fatto che nel manifesto dell’Intersindacale Medica, al di là di vaghe enunciazioni alcune della quali in linea di principio condivisibili, non si rinvenga riferimento alcuno a quali strumenti si vogliano adottare o a quali proposte si intendano sostenere per conciliare tali necessità in un contesto di crisi profonda di sistema che attraversa il nostro Paese ed in particolare il Servizio Sanitario Nazionale. Infatti, ad invarianza di risorse, e più realisticamente in previsione di un ulteriore contingentamento del capitolo di spesa della sanità, non si comprende come sia possibile sostenere tali richieste, in assenza di un progetto alternativo di sanità pubblica finalizzato a soddisfare il crescente bisogno di salute ed, al contempo, l’esigenza di produrre salute.
D’altra parte, non si può dimenticare come agli effetti nefasti delle non adeguate politiche professionali adottate in passato, che oggi si ripercuotono sul futuro delle giovani generazioni di medici, abbiano nel bene e nel male contribuito le attuali dirigenze sindacali, le stesse che oggi si professano baluardi degli interessi dei più giovani colleghi precari ed “aspiranti tali”. Dirigenti che, ai giorni nostri, all’interno delle varie articolazioni della rappresentanza e degli Enti di riferimento della Professione, documentano un’età media superiore ai sessanta anni. Del resto, sono dati inoppugnabili quelli che hanno visto registrare nel recente passato la sperequazione tra fasce apicali e neoassunti all’interno del SSN, ovvero la obsolescenza e ridondanza di ruoli e di unità operative nelle aziende sanitarie, per non parlare della tutela prioritaria dei pensionandi e del tentativo di innalzamento dell’età massima di pensionamento, risalente alla fine della scorsa Legislatura, fortunatamente scongiurato dal S.I.G.M.; ed ancora, il perpetrarsi delle sempre maggiori ingerenze della politica nelle sanità, rispetto alle quali i sindacati medici non sono del tutto estranei, come ha dimostrato e dimostra la presenza di autorevoli esponenti del sindacato e della Professione all’interno della politica nazionale e regionale. Per finire con la mancanza della forza propulsiva necessaria a sostenere presso tutte le Regioni l’organizzazione e l’implementazione delle articolazioni socio-assistenziali nel territorio, in una logica di rete e di integrazione e continuità delle cure, per dare risposta al crescente bisogno di salute connesso all’invecchiamento della popolazione ed al maggior impatto delle cronicità: e proprio al territorio, invece che al superato sistema ospedalo-centrico, si dovrà guardare per garantire adeguati sbocchi lavorativi alle giovani generazioni di medici. Le criticità non sono esclusivamente riferibili allo stato di grave disagio in cui versano i Pronto Soccorso degli ospedali italiani, messaggio amplificato dai media in queste ore, ma per onestà intellettuale l’analisi deve essere parimenti estesa all’interezza del percorso assistenziale, ovvero in riferimento a quanto si registra sia prima che dopo l’ingresso dei cittadini nelle aree di emergenza.
Più che dettata da una chiara proposta programmatica e da una condivisibile progettualità, l’azione dell’Intersindacale Medica è apparsa spesso orientata a logiche e politiche finalizzate primariamente a mantenere e difendere gli assetti e le posizioni attuali, siano essi organizzativi, strutturali o relazionali, attraverso la richiesta di risorse aggiuntive, senza però fare autocritica, proponendo ad esempio di valorizzare le progressioni di carriera in funzione delle performance documentate dai singoli professionisti, e non in relazione esclusivamente all’anzianità di servizio. Ed ancora, talora sembra emergere l’atteggiamento di contrapposizione per contendere competenze ad altri comparti della Sanità al fine di compensare l’inesorabile declino dell’esistente: emblematico è il caso della formazione medica specialistica, laddove traspare il tentativo dei sindacati di voler sostituire l’ospedalità alle Università, spesso colpevoli di scarsa capacità innovativa e di dinamiche poco commendevoli, con la netta sensazione di voler solamente sottrarre “potere” piuttosto che rilanciare realmente la qualificazione professionale dei futuri specialisti. Non si comprende, infatti, come il semplice passaggio di consegne della formazione post lauream dalle Università al Servizio Sanitario Regionale (SSR) possa di per sé rappresentare un’evoluzione, prova ne siano le criticità e le carenze che investono il corso di formazione specifica di medicina generale, incardinato nel SSR. Anche in questo sembra perdersi la visione di insieme, difendendo l’interesse di parte piuttosto che mettere a sistema, in una logica di interscambio e di rete, il meglio che tutti gli ambiti possano esprimere.
Il manifesto dei sindacati medici, peraltro, non fa riferimento alcuno ed anzi sembra ignorare gli effetti della prossima applicazione della Direttiva UE 24/2011 sulla cosiddetta Cross-border Healthcare, che imporrà sempre più il tema della competitività tra sistemi e modelli assistenziali e, quindi, anche tra le professionalità mediche operanti nei differenti contesti UE. In tale previsione, più volte il S.I.G.M. ha ribadito come sia di strategica importanza evolvere il sistema per eliminare gli sprechi, per disinvestire e reinvestire le risorse nei settori virtuosi e produttivi della sanità. E parte delle risorse andrebbero, altresì, finalizzate alla valorizzazione e responsabilizzazione delle giovani generazioni di professionalità mediche, per innescare il cambiamento attraverso un’evoluzione della cultura e della mentalità di fondo, in modo da declinare nella pratica quotidiana della professione di medico concetti fondamentali quali l’integrazione delle competenze, la pianificazione e la programmazione degli interventi, la valutazione delle performance e la cultura organizzativa.
I Giovani Medici (S.I.G.M.) hanno rispetto per il ruolo che hanno storicamente svolto i sindacati di categoria, ruolo che dovrebbero continuare a svolgere a fronte però di una revisione in chiave più attuale della rappresentanza sindacale, ma con la presente tengono a ricordare come i sindacati non possano definirsi rappresentativi di tutte le sensibilità che insistono nella popolazione medica generale e, soprattutto, nella componente giovane della Professione, ma soltanto di una parte corrispondente ai rispettivi iscritti. Biasimano, pertanto, la chiamata in causa strumentale degli specializzandi, categoria per definizione non sindacalizzabile, in una manifestazione sindacale della dirigenza medica del SSN.
Per tali ragioni, l’Associazione Italiana dei Giovani Medici in tutte le sue componenti, pur esprimendo piena e rispettosa solidarietà per i colleghi che rivendicano un giusto adeguamento contrattuale, nonché migliori condizioni strutturali ed organizzative a sostegno dei professionisti, non aderisce alla manifestazione indetta dall’Intersindacale Medica in data 22 luglio 2013 e rinnova l’invito a quanti tra i giovani colleghi stiano alimentando la deriva sindacalista, contro i propri interessi generazionali, a differenziarsi dalle vecchie logiche, per trovare una convergenza di idealità, pensieri ed azioni coi Giovani Medici (S.I.G.M.) per un concreto rilancio di un SSN pubblico, equo, solidale, universale e competitivo.
Il Consiglio Esecutivo SIGM