La Regione Siciliana apre alle Staminali... ma con cautela
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Continua il confronto scientifico sulle cure staminali dopo il parere favorevole dell’ARS
Dopo alcuni anni di confronto sulle staminali, per i malati e le loro famiglie, arriva una notizia che segna una svolta nella vicenda: la commissione Sanità all'Ars ha approvato una risoluzione con la quale il governo regionale ha individuato le strutture dove sarà possibile sottoporsi alle cure del metodo Vannoni. Ma l’assessore regionale Lucia Borsellino si mostra cauta.
''La Sicilia, come ogni altra regione,- spiega l’assessore regionale alla sanità’ Lucia Borsellino - ha certamente il dovere di garantire le migliori cure possibili ai propri cittadini ma ciò non può che avvenire nel rispetto del quadro normativo che ne disciplina i criteri autorizzativi a garanzia dell'efficacia, della qualità e della sicurezza dei trattamenti''.L’argomento coinvolge l’intera comunità scientifica. In merito, il vice presidente di OMCeO-PA, Giovanni Merlino afferma: “la recente risoluzione della VI commissione dell'ARS si inserisce nel recente dibattito sul metodo Vanoni”. Appare oltremodo lodevole-aggiunge il dr. Merlino- l'intervento dell'Assessore Borsellino che, pur non opponendo chiusure pregiudiziali, invita alla cautela e a una attenta valutazione della procedura. Infatti ci sembra giusto ribadire, a tutela dei pazienti (siciliani o no) che il suddetto metodo è stato oggetto di dubbi e perplessità da parte della comunità scientifica internazionale.Basti citare la Cochrane Collaboration, istituzione indipendente (e quindi esente da qualsivoglia influenza da parte di interessi di natura economica) e di altissimo prestigio scientifico.
In un recente intervento così si è espressa:
. «Non esiste - affermano Luca De Fiore e Laura Amato, dell'Associazione Alessandro Liberati – Network italiano Cochrane - alcuna prova che confermi la capacità delle cellule staminali di curare processi neurodegenerativi. Ciononostante, la discussione sui media e i social network ha continuato a svilupparsi ignorando del tutto il punto cruciale: ci sono prove sufficienti per sperimentare questo trattamento e poi eventualmente implementarlo nella pratica clinica? E se queste prove non sono ancora state portate all'attenzione della comunità scientifica, perché non vengono prodotte? E, infine, perché i decisori istituzionali, cedono alla pressione dei media non attenendosi ai protocolli definiti per la sperimentazione di nuovi trattamenti?.
Ancora una volta l'Italia rischia di essere lontana anni luce da altri Paesi quali, ad esempio, il Regno Unito dove il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) insieme con la Collaborazione Cochrane ha sviluppato un progetto, denominato Disinvestment Initiativecon lo scopo di identificare interventi sanitari inefficaci o dannosi. Questi interventi vengono segnalati dai ricercatori Cochrane in modo sistematico al NICE che, a sua volta, verifica la esistenza di linee guida negative già disponibili, o ne avvia l'implementazione, mettendo a disposizione del Sistema Sanitario Nazionale Inglese (NHS) strategie di disincentivazione di questi interventi».
E i ricercatori conlcudono: «Come Associazione Alessandro Liberati – Network Italiano Cochrane, come medici, ricercatori, giornalisti scientifici e soprattutto come cittadini, ci sentiamo di condividere in pieno questi principi e invitiamo chi, a vario titolo, si occupa di sanità a riflettere con coscienza prima di alimentare discussioni e speranze poco fondate. Le parole, come diceva Carlo Levi, possono essere pietre».
“Dubbi e perplessità -continua il dr. Merlino- sono stati espressi anche da esponenti politici nazionali. Riportiamo di seguito la dichiarazione della deputata del M5S Giulia Di Vita”:
Nella ricerca ci sono due categorie di scienziati. Ci sono coloro i quali seguono tutte le normative e rispettano le regole per potere accedere alla sperimentazione e chi pretende un trattamento agevolato senza nemmeno fornire dettagliatamente il protocollo in uso.
A questi ultimi, che probabilmente hanno fatto una scoperta epocale ma che lo sanno solo loro, mi rivolgo.
Vi verrà data la possibilità di avviare la sperimentazione che desiderate in deroga alla normativa, molti ricercatori vorrebbero stare al vostro posto.
Le cellule staminali non sono farmaci ma non sono trapianti (non lo affermiamo noi ma esperti del settore, se pendessimo dalle labbra di Stamina saremmo i giovani ingenui onesti condizionabili di cui sotto) la normativa ad hoc non esiste, verrà fatta, nel frattempo veniamoci incontro.
Nel 2011 Stamina era disposta a sperimentare in laboratori GMP, adesso non lo è più, benissimo, si troverà il modo per utilizzare il metodo Stamina fedelmente, la volontà di parlamento e governo è proprio questa.
Se solo si evitasse di alimentare questo clima del tutti contro stamina tutti uccidono i bambini forse sarebbe più edificante per la fondazione stessa che si propone di alleviare le sofferenze di chi non ha più una speranza.
Il vice presidente Merlino infine aggiunge: ”Alla luce di tutto ciò, ci sentiamo di condividere, e sottoscrivere, l'invito dell'Assessore Borsellino a che sia condotta una puntuale e responsabile verifica della sussistenza dei presupposti per l'applicazione di tale procedura. Infatti, di certo a nessun paziente, mai, dovrà essere negato l'accesso a cure, anche se compassionevoli. Ma un conto è dare speranza, altro discorso sarebbe diffondere false e dolorose illusioni”.
L’ufficio per la comunicazione OMCeO-PA
Filippo Siragusa
[in allegato la rassegna stampa in PDF]