Medici e assicurazioni (di Salvatore Amato) - Rassegna stampa AZ Salute
Riflessioni sul tema obblighi e doveri del medico, medicina difensiva rapporto medico-paziente e assicurazioni.
Pubblicato su AZSALUTE Anno X - Numero 8 - Settembre 2014 un articolo del Presidente Toti Amato dal titolo "Riflessioni sul tema obblighi e doveri del medico, medicina difensiva rapporto medico-paziente e assicurazioni"
Recentemente il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Palermo, nel recepire il nuovo Codice Deontologico della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, si è astenuto dall’approvazione dell’articolo 54 comma 3 relativo all’ESERCIZIO LIBERO PROFESSIONALE che impone ai medici la stipula di una assicurazione per responsabilità civile.
Perché questa decisione? E’ vero che il medico quando deve assistere una persona deve garantire al massimo e con ogni mezzo la salute del paziente, sia in termini di conoscenze scientifiche sia in termini di cure vere e proprie, ma altrettanto deve garantire, in caso di incidente, ogni tutela sia fisica che economica. Basta pensare a ciò che accade in altri campi, vedi incidenti stradali, quando involontariamente si arreca un danno ad una persona. Ebbene, fatta questa premessa di ordine etico e morale, andiamo ad analizzare quello che succede nella pratica.
Nel recente passato, il rapporto medico-paziente basato su un rapporto di fiducia, talvolta anche cieca, si è trasformato in un rapporto contrattuale in cui il medico diventa un erogatore di un servizio e deve rispondere alle richieste del cliente, un tempo definito paziente e trovare le giuste soluzioni al problema sottoposto. Il mutato rapporto tra medico e paziente ha anche creato un nuovo concetto di colpa e di responsabilità medica, compresi i casi in cui le condizioni del paziente peggiorano, anche in assenza di un errore medico. Inoltre, i recenti spot televisivi promettono vantaggi economici collegati a pratiche risarcitorie tutte le volte che il paziente non è soddisfatto, anche in assenza di responsabilità medica.
L’aumento di questo tipo di contenzioso che negli ultimi anni ha visto un incremento significativo, fino a raggiungere i 30 mila casi all’anno, ha portato le compagnie assicurative ad un aumento del premio assicurativo di circa il 600% o addirittura a non volere assicurare i medici specialisti di alcune discipline quali anestesisti, chirurghi, ortopedici, ginecologi e chirurghi estetici. Si può comprendere bene con quale serenità e stato d’animo il medico si avvicina ad una persona che ora chiede assistenza e che subito dopo si rivolge alla giustizia spesso per “presunti” casi di malpractice.
Per questo motivo spesso il professionista richiede accertamenti, talvolta non necessari,e i costi di questa preventiva difesa (oggi definita medicina difensiva ) pesano sull’intera comunità danneggiando quello che in Italia è un bene comune e cioè un servizio sanitario che si basa essenzialmente sulla solidarietà. Sempre più ci stiamo avvicinando al modello statunitense che consiste in un servizio sanitario eccellente per chi ha la possibilità di pagare e un servizio scadente per chi non può. E’ questo ciò che vogliono gli italiani?
Ma cosa accade di altro? Alla luce delle nuove norme del Codice Deontologico al medico è sancita l’obbligatorietà di prestare soccorso nei casi di urgenza e, indipendentemente dalla sua abituale attività lavorativa, deve provvedere ad idonea assicurazione per responsabilità civile verso terzi connessa alla propria attività professionale.
Le nuove disposizioni, che impongono la stipula di polizze molto costose, risultano particolarmente critiche per alcune categorie fragili, come i giovani medici non ancora del tutto inseriti nell’attività lavorativa e i pensionati che molto spesso svolgono attività saltuaria o di volontariato.
Si corre dunque il serio rischio che molti rinuncino all’esercizio della professione o che i neo laureati possano scegliere discipline specialistiche con minor rischio di contenzioso con effetto di esaurimento nel prossimo futuro di specialisti considerati “più esposti”.
Bene! Cosa si chiede allora? Si chiede che gli organi decisori impongano alle assicurazioni di fornire polizze assicurative eque e sostenibili e provvedano alla costituzione dei cosiddetti “fondi di solidarietà”.