Documento programmatico del nuovo Consiglio
Cari Colleghi,
siamo chiamati al rinnovo del Consiglio dell’Ordine in un momento di estrema delicatezza che vede coinvolti non solo gli Ordini ma l’essenza stessa della professione medica.
Abbiamo subito una serie continua, incessante, sistematica di attacchi il cui fine ultimo sembra essere quello di snaturare profondamente il nostro ruolo e la nostra funzione nella società.
Potremmo partire dal provvedimento dell’Antitrust del settembre 2004 che, sanzionando la FNOMCeO, negava la natura “intellettuale” della nostra professione riconducendola a mera “attività di impresa”, non una professione a tutela dei pazienti ma una semplice gestione di un esercizio commerciale.
Quindi, il comma 566 dell’articolo 1 della legge di stabilità del dicembre 2014 che restringeva la peculiarità dell’atto medico agli “atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia”, come se in medicina esistessero atti “semplici” e atti “complessi”. Non un articolato e unitario processo di cura ma una banalizzazione dell’iter diagnostico e terapeutico in pratiche di seria A e di serie B.
Ancora, la legge 24 del 2017 (Gelli-Bianco) sulla responsabilità professionale in cui non è reperibile, nemmeno una volta, il termine “medico” ma esclusivamente “esercente professione sanitaria”.
Ed è di questi giorni il testo degli emendamenti al DDL Lorenzin sulla riforma degli Ordini con cui, di fatto, si arriverebbe a una vera e propria disgregazione della nostra “unicità” vedendoci comprimari in Albi con veterinari, farmacisti, biologi, chimici e psicologi in un Ordine delle “professioni sanitarie dell’area medica e scientifica”. Come non notare in questo tentativo di omologazione una volontà di negare peculiarità e valori?
Non possiamo e non dobbiamo continuare ad assistere allo svilimento del nostro ruolo a garanzia dei cittadini. Abbiamo tutti recitato il giuramento di Ippocrate, e dobbiamo ricordare, e riaffermare, che questi era un medico, non un “esercente una professione sanitaria”.
Ma l’essere “medico” non si esaurisce nella pura attività clinica, ma comporta anche attività scientifiche, di insegnamento, di formazione.
Per questo rivendichiamo con orgoglio la responsabilità della gestione della Scuola di Formazione Specifica in Medicina Generale o l’affidamento del Progetto Trinacria, per la formazione del personale sanitario e laico per l’emergenza-urgenza e per le maxi-emergenze delle isole minori e delle località con difficoltà di accesso ai servizi sanitari.
Anche qui non sono mancati attacchi e critiche capziose di cui la recente assemblea degli iscritti è stata testimone.
Infine, è d’obbligo un richiamo alla particolare contingenza che vedrà la nostra regione impegnata nelle elezioni amministrative per il rinnovo dell’Assemblea Regionale.
Tenere le nostre elezioni in piena campagna elettorale o, addirittura, contestualmente alle elezioni regionali avrebbe conseguenze, dirette o indirette ma certamente inopportune. Saremmo coinvolti in, se non travolti da, un clima di conflittualità, polemiche e ingerenze che minerebbe ancor di più l’autonomia e l’indipendenza degli Ordini nei confronti della politica e dei politici
Per continuare in questa azione a tutela del decoro della professione, a salvaguardia della dignità e indipendenza dei medici e a garanzia della salute dei cittadini abbiamo chiamato attorno a noi le società scientifiche e i giovani. Futuri medici di famiglia o specialisti, ma anche colleghi agli albori della loro attività libero-professionale. Abbiamo voluto mettere insieme le espressioni delle diverse realtà sia territoriali che ospedaliere. Liberi professionisti, convenzionati, dipendenti. Riuniti insieme per condividere le peculiarità e i valori di ciascuno nel perseguire l’obiettivo unico e condiviso della valorizzazione del ruolo e della dignità dei medici tutti.
Credo che un passaggio di una recente intervista racchiuda tutto quanto fin qui detto:
“Alcune delle forze politiche forse non hanno ben capito che tra razionalizzazione della spesa sanitaria, autonomia ordinistica dei medici e liberalizzazione del 'mercato' delle professioni sanitarie, c'è un diritto insopprimibile: la tutela della salute cittadini. Un diritto costituzionale che passa dal riconoscimento di quel grande valore etico nella società di un'intera storia e tradizione medica e che fino ad oggi è stato possibile garantire alla popolazione grazie ai principi ispiratori e irrinunciabili di scienza e coscienza, autonomia e indipendenza della professione soggetta all'autoregolamentazione di un Ordine professionale, garante dell'applicazione di questi due principi fondanti”.