Diagnosi precoce della malattia grazie a uno studio italiano
Morbo della mucca pazza
ROMA. Con un prelievo del liquido contenuto nel midollo spinale
si può diagnosticare il morbo della mucca pazza con un'efficacia
pari solo agli esami che ora vengono fatti post mortem. Lo ha
scoperto uno studio italiano pubblicato dalla rivista Archives
of Neurology.
La ricerca, coordinata dall'Istituto di scienze neurologiche
del Cnr, ha individuato una proteina, la timosina beta 4, i cui
livelli sono molto alti nei malati. L'efficacia del test su
pazienti 'sospetti' affetti da demenza è risultata del 98,5%.
"L'analisi dei risultati ha mostrato una sensibilità pari al
100%, cioè la totalità dei pazienti con il morbo di
Creutzfeldt-Jakob (Cjd) ha evidenziato livelli elevati di
timosina - spiega Antonio Qualtieri dell'Isn-Cnr - e una
specificità del 98,5%. Questa proteina rappresenta quindi un
nuovo marcatore molecolare intra-vitam con un'efficienza
diagnostica superiore a quella del marcatore attualmente
inserito nei criteri diagnostici internazionali".
La Cjd è una malattia neurodegenerativa rara ma che conduce
a una forma di demenza progressiva e rapidamente fatale. Il
test, sviluppato in collaborazione con Università Magna Graecia
di Catanzaro, Azienda ospedaliera di Reggio Calabria e
Università di Palermo, viene fatto sul liquido
cefalo-rachidiano, che si trova nel sistema nervoso centrale e
che viene prelevato di solito con una puntura lombare. Le prime
analisi sono state fatte su pazienti in cui la malattia era già
confermata, e una volta individuata la proteina più adatta il
test è stato ripetuto su persone che presentavano i primi segni
di demenza e che erano sospettati di avere contratto il morbo.