CAOS TARIFFARIO, AMATO: “BASTA CONTRADDIZIONI, TUTELIAMO I CITTADINI”
“La recente altalena di decisioni in merito al nuovo tariffario per la specialistica ambulatoriale dimostra quanto la mancanza di una regia chiara possa generare confusione e disorientamento. Siamo in totale accordo con il presidente della Federazione nazionale (Fnomceo), sulla necessità di superare questo impasse normativo, assicurare risorse adeguate per tutelare il diritto alle cure di tutti i cittadini”. E’ il commento di Toti Amato, sul caos in sanità per la decisione del Consiglio di Stato di revocare la sospensione del Tar Lazio sul tariffario per la specialistica ambulatoriale.
La vicenda coinvolge il nuovo tariffario per la specialistica ambulatoriale e la protesica, introdotto dal Ministero della Salute con un decreto emanato lo scorso novembre. Un aggiornamento che rientra nel più ampio quadro di revisione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’insieme di prestazioni e servizi garantiti dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) a tutti i cittadini. In concreto, il decreto prevede la revisione di 1.113 codici su un totale di 3.171 voci, includendo nuove tecnologie, terapie innovative e ausili per la disabilità. L’obiettivo è aggiornare rimborsi e procedure fermi agli anni Novanta, adeguandoli alle esigenze e ai progressi della medicina attuali.
Tuttavia, centinaia di strutture accreditate (cliniche private, laboratori d’analisi, poliambulatori specialistici) hanno contestato la misura, ritenendo le nuove tariffe troppo basse. Molti operatori sostengono che i rimborsi non siano sufficienti a coprire i costi effettivi, tra reagenti, tecnologia e personale qualificato. Le associazioni di categoria hanno quindi presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, contestando la legittimità del decreto per presunti difetti di istruttoria e chiedendone la sospensione immediata.
Il 31 dicembre 2024, a poche ore dalla formale entrata in vigore (fissata per il 30 dicembre), il Tar Lazio ha accolto il ricorso con procedura d’urgenza, sospendendo il decreto. Secondo i giudici, l’amministrazione non avrebbe dimostrato l’assoluta urgenza di intervenire con un nuovo tariffario dopo oltre vent’anni di blocco. Questa decisione ha generato un’immediata ondata di confusione: molte Aziende sanitarie e centri di prenotazione (Cup), che avevano già recepito il nuovo nomenclatore nei propri sistemi informatici, si sono viste costrette a “tornare indietro”, ripristinando i codici precedenti. Il risultato è stato un cortocircuito gestionale che ha coinvolto medici, pazienti e uffici amministrativi, con il rischio concreto di annullamenti, ritardi e code per esami e visite specialistiche.
La stessa Fnomceo, presieduta da Filippo Anelli, ha espresso preoccupazione per una situazione definita “paradossale”, in cui il continuo passaggio tra vecchie e nuove tariffe è destinato a generare disagi e minare la sostenibilità del Servizio sanitario. Nel pomeriggio del 31 dicembre, il Ministero della Salute ha quindi chiesto l’intervento del Consiglio di Stato per revocare la sospensione, evidenziando “gravi conseguenze” per la salute dei cittadini.
La reazione del massimo organo di giustizia amministrativa è stata rapida: sempre il 31 dicembre, il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta del Ministero, reintroducendo la validità del decreto e fissando un’udienza definitiva per il 28 gennaio. Ciò significa che, al momento, il nuovo tariffario e l’aggiornamento dei Lea restano in vigore, sebbene con il rischio di ulteriori scossoni in vista del giudizio finale (del prossimo 28 gennaio).
Nel frattempo, spiega Toti Amato, “la situazione resta incerta e non mancano riflessi preoccupanti sulle regioni che si sono mosse in autonomia. E’ il caso della Puglia, che ha deciso di ‘anticipare’ l’introduzione di 407 nuove prestazioni previste nel recente aggiornamento dei Lea, compresa la pma, e relative tariffe con una propria legge regionale, bypassando di fatto l’impasse nazionale. Una disomogeneità che crea un evidente squilibrio tra territori, lasciando i pazienti di alcune regioni in una situazione di stallo, a differenza di quelli pugliesi che possono accedere a procedure innovative, come la procreazione medicalmente assistita (pma), a carico del Ssn”.
Proprio su questa differenza di vedute e modalità di applicazione, il presidente Amato ribadisce l’importanza di trovare “una linea comune che eviti di alimentare frammentazioni nel diritto alla salute. Servono regole chiare, fondi adeguati e un confronto costruttivo tra ministero, regioni e professionisti, per scongiurare che il sistema cada in una spirale di ricorsi e controricorsi a scapito del paziente”.
Sul versante delle strutture sanitarie, resta aperta la questione della sostenibilità economica: molti laboratori e poliambulatori sostengono che non potranno fornire prestazioni di alta qualità se i rimborsi resteranno così bassi, e minacciano di ridurre i servizi in convenzione, lasciando scoperte aree critiche come esami diagnostici complessi o protesi avanzate. D’altro canto, il Ministero difende l’adeguamento tariffario come un passo necessario per modernizzare i Lea, introducendo tecniche e terapie che vent’anni fa erano ai margini o non ancora disponibili.
Per i medici siciliani, questa vicenda purtroppo è l’ultimo segnale di una sanità pubblica che vive un momento di grande criticità. Da un lato, la necessità di rinnovare i Lea e offrire prestazioni all’avanguardia, dall’altro, la contrazione di finanziamenti e l’assenza di una strategia condivisa tra livelli centrali e regionali.
Come ricorda Toti Amato, “senza una programmazione adeguata e investimenti mirati, il rischio è che i Lea restino sulla carta e che il nostro Servizio sanitario, fiore all’occhiello del Paese, perda ulteriormente competitività e qualità, a scapito della salute di tutti”.
Ora, l’attenzione è puntata sull’udienza del 28 gennaio, quando il Tar Lazio dovrà nuovamente esprimersi. L’auspicio per l’Omceo di Palermo è che si arrivi ad un giusto compromesso in grado di garantire stabilità normativa ed equità di trattamento per tutti i cittadini.