Pari opportunità di genere nelle malattie del cuore
Le cardiopatie nelle donne si presentano in una fase tardiva, almeno 10 anni dopo gli uomini
Sembra che in alcuni settori di cura la donna riceva meno attenzioni rispetto agli uomini. Solo una donna ogni quattro uomini infatti riceve un defibrillatore o un pacemaker, nonostante la ricerca ci informi che da questi trattamenti proprio le donne potrebbero trarre un beneficio maggiore rispetto all'altro sesso.
Sono inoltre frequenti i casi di ricovero per scompenso acuto in cui le donne sembrerebbero sottoposte meno spesso ad accertamenti mirati, come coronarografie o esami specifici quali il cateterismo del cuore destro.
E' quanto rilevato nello speciale interamente dedicato allo scompenso cardiaco nella donna pubblicato dalla Federazione italiana di cardiologia all'interno del Giornale Italiano di Cardiologia. Il supplemento speciale è stato realizzato nel secondo semestre di quest'anno con il contributo di Sanofi.
''Le malattie cardiovascolari rappresentano - come dichiara nello speciale Renata De Maria, dell'Istituto fisiologia clinica del Cnr, dipartimento Cardiologico dell'Azienda ospedaliera Niguarda di Milano - a causa dell'invecchiamento della popolazione la prima causa di morte nelle donne ancor più che negli uomini e mietono ogni anno più vittime dei tumori della mammella e dell'utero''.
Le statistiche ufficiali ci dicono infatti che su circa un milione di persone che in Italia soffrono di scompenso cardiaco, almeno la metà sono donne, con un impatto clinico e socio-sanitario molto pesante per la qualità di vita.
La scarsa attenzione su queste patologie deriva dal fatto che per i motivi legati al ciclo ormonale delle donne, le cardiopatie legate alla malattia delle coronarie si presentano in una fase tardiva, almeno 10 anni dopo gli uomini.
Lo scompenso cardiaco rappresenta la fase avanzata delle malattie mature dell'ipertensione arteriosa e e del diabete, ma è anche correlato al malfunzionamento di una o più valvole e all'ostruzione delle coronarie. Nella donna, in particolare, agiscono il diabete e l'ipertensione.
''Purtroppo le donne - evidenzia nello studio De Maria - affette da scompenso cardiaco presentano rispetto agli uomini una peggiore qualità di vita e una più lunga degenza ospedaliera con una sopravvivenza nel tempo migliore per loro rispetto agli uomini se lo scompenso cardiaco è dovuto però ad una cardiopatia non coronarica''. ''La differenza di mortalità - dichiara De Maria - si riduce molto e tende ad annullarsi quando la malattia coronarica è presente''.
Sempre guardando alle statistiche degli interventi le donne rappresentano solo un quinto dei trapiantati di cuore, anche per la tendenza al rifiuto prolungato nel tempo dell'intervento. Risulta allora prioritario nel sistema delle cure delle malattie cardiovascolari creare una maggior cultura sulla patologia 'al femminile' nel mondo scientifico per poi far aumentare la percezione dell'importanza dello scompenso cardiaco anche nella popolazione.