Stop ai pregiudizi sul biotech: da oggi al 6 ottobre la Settimana europea delle biotecnologie
Stop ai pregiudizi sulle biotecnologie: con questo obiettivo da oggi al 6 ottobre si celebra la Settimana europea delle biotecnologie, un'occasione per rendere omaggio al 60° anniversario della scoperta della struttura del Dna e far conoscere le applicazioni delle biotech in tutti i settori.
«C'e' una percezione positiva quando si parla di farmaci biotech, mentre quando si tratta di biotecnologie nel campo agricolo, alimentare o in altri settori c'è una reazione negativa, dovuta a mio parere alla scarsa conoscenza di quello che ci sta dietro», sostiene il presidente di Assobiotec, Alessandro Sidoli. Che aggiunge: «La Settimana è stata pensata dalla Commissione europea per celebrare i 60 anni dalla definizione della struttura del Dna e tutti i progressi straordinari che da questo si sono originati». La scoperta dei composti in grado di "tagliare e cucire" il Dna, la possibilità di trasformare una certa cellula con il Dna che proviene da un'altra cellula e da qui produrre l'insulina ricombinante, il primo farmaco biotecnologico; tutta una serie di nuove terapie, di vaccini, fino alla terapia genica. «Si è aperto un mondo, è stata una rivoluzione», dice Sidoli. «Si è fatto più in questi ultimi 60 anni che nei 2000 anni precedenti».
Per la Settimana in Italia sono in programma 35 iniziative (leggi il programma dettagliato). «Non solamente incontri istituzionali e fra gli addetti ai lavori - sottolinea il presidente di Assobiotec - ma soprattutto andare fuori, incontrare la gente, le scuole, con flash mob, spettacoli, sessioni didattiche, perché c'è un problema fondamentale di contrapposizione, se vogliamo, ideologica: le persone devono capire che le biotecnologie sono un insieme di tecnologie pervasive che di fatto impattano su tutti i settori della vita dell'uomo».
Ma non c'è soltanto questo ostacolo: il nostro Paese soffre cronicamente dello scarso investimento nella ricerca. «Siamo sesti in Europa - fa notare Franco Cuccurullo, presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita - ma la nazione che viene subito dopo di noi, la Gran Bretagna, investe il doppio rispetto all'Italia: nel 2011 erano 16 miliardi i fondi italiani contro i 32 miliardi inglesi. Il biotech, poi, paga il prezzo di un'opinione pubblica che non sa cosa sia, e questa iniziativa va in questo senso: parlare non solo ai clan degli addetti ai lavori, ma alle anche alle persone. Anche per aiutare le migliaia di laureati in biotecnologie che purtroppo non trovano lavoro: ne sono usciti 22 mila dalle università, ma hanno molte difficoltà a entrare nel mondo del lavoro».
(Fonte Il sole 24 ore sanità)
L’ufficio per la comunicazione OMCeO-Pa
Filippo Siragusa