Covid-19, Anelli (Fnomceo) scrive al Presidente del Consiglio
CORONAVIRUS
Illustrissimo Presidente del Consiglio,
non sono tempi di retorica oggi, anche se sempre più forte giunge il grido di disperazione dei nostri medici e operatori sanitari impegnati, nonostante le gravissime difficoltà organizzative, in un’azione di contrasto al coronavirus di proporzioni inimmaginabili.
È il tempo della concretezza e delle scelte. È il tempo di individuare le priorità. È il tempo di affrontare e risolvere la questione della sicurezza dei nostri medici, risorse preziosissime senza le quali la guerra non potrà essere vinta! Le statistiche ci indicano oggi un totale di casi pari a 21.157, con positivi pari a 17.730 e operatori colpiti pari a 1674. Stiamo parlando di circa un 10% delle nostre potenzialità professionali sanitarie già cadute sul campo o, comunque, poste in una situazione di non attività. È una realtà che non possiamo permetterci!
Illustre Presidente, sono a reiterare ancora una volta, come FNOMCeO, senza stancarmi e affidandomi alla Sua sensibilità e competenza, l’istanza di cambiare la rotta se quella già scelta, per motivi differenti, non può essere proseguita.
È un dato oggettivo, come da Lei stesso riconosciuto, la mancanza per i nostri medici dei DPI, le indispensabili protezioni individuali, che sono al momento scarse o contingentate, comunque attualmente insufficienti.
La Protezione Civile dovrebbe quindi rassicurare i professionisti della salute informando sulla disponibilità a livello nazionale dei dispositivi di protezione individuali, sulla gestione delle consegne sia nelle aree in cui maggiormente necessitano che ai soggetti legittimamente destinatari dei presidi di protezione stessi. Sarebbe un segnale di condivisione che il Paese attende e che, sono convinto, sarebbe apprezzato da tutti.
Ugualmente, in piena trasparenza, prescindendo da inciampi comunicativi e dalla incapacità di prevedere un numero sufficiente di idonee dotazioni di sicurezza, Le chiedo, Illustre Presidente, se non ritiene che sia il momento di tutelare concretamente la sicurezza dei nostri medici che devono continuare a operare per il bene comune, come tutto il Paese sta constatando.
Se i dispositivi non sono sufficienti a garantire la sicurezza di tutti i medici, con maschere ffp3, guanti, camici, visiere o occhiali, calzari e copricapo, allora si definiscano le priorità. Sono gli ospedali le strutture sanitarie in cui si concentra la maggiore intensità di cura nei confronti dei malati di Covid19, sul territorio invece si deve gestire la maggiore richiesta di assistenza dell’epidemia e le Autorità e i sanitari devono mettere in atto strategie per ridurre quanto possibile il contagio.
È di tutta evidenza che le protezioni disponibili devono essere fornite prima di tutto ai medici che sono sul fronte, ai colleghi delle strutture ospedaliere che assistono i malati di Covid-19, ai medici dell’emergenza-urgenza e del 118, ai membri delle Unità Speciali di continuità assistenziale e poi a tutti gli altri. Urge intervenire e tutelare prioritariamente il personale sanitario che opera nelle zone a più alta virulenza, costretto ad affrontare casi di contagio con numeri da bollettini di guerra. Serve effettuare i tamponi al fine di individuare in maniera precoce i medici e i sanitari positivi ed evitare che una volta infettati diffondano il virus soprattutto ai soggetti più fragili. Sono loro le risorse umane da mettere in sicurezza per prime. Sono loro i primi destinatari di tutti i possibili sistemi di protezione.
Il personale sanitario privo di dispositivi di protezione individuale dovrebbe essere tutelato e non coinvolto direttamente nell’assistenza ai malati di coronavirus. Dobbiamo continuare ad assistere tutti i malati cronici e tutti quelli che ordinariamente chiedono assistenza al SSN. In questa fase, coerentemente con le misure di contenimento dell’infezione, il personale medico ospedaliero e del territorio dovrebbe utilizzare al meglio i dispositivi telematici, come ad esempio triage telefonici, video consulto, ricette dematerializzate per seguire i pazienti, mantenendo stretto il rapporto con i pazienti sul territorio e proseguendo nella validissima opera di rete sanitaria che è alla base del nostro SSN.
Avevamo già suggerito, e lo ribadiamo oggi con maggior forza, che l’accesso libero agli studi dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta e della continuità assistenziale dovrebbe essere inibito, lasciando ai medici la facoltà di decidere volta per volta sulla base del triage telefonico, l’opportunità della visita. Tutto questo al fine di evitare contatti diretti potenzialmente pericolosi per medico e paziente.
I nostri medici territoriali stanno svolgendo un lavoro egregio e molti amici sono già caduti tragicamente nell’esercizio professionale quotidiano. Sono medici da tutelare e da supportare come tutti e mi auguro che questo possa avvenire nei tempi più brevi possibili.
Augurandomi vivamente che le istanze poste possano trovare quella attenzione che il momento richiede, Le invio cordiali saluti.
Filippo Anelli