Toti Amato: Sensibilizzare non basta, bisogna educare alla cultura del dono e correggere l'intero processo
Nel 2022 è cresciuto il numero di donazioni e prelievi di organi, ma la Sicilia resta indietro
Crescono i numeri delle donazioni e dei trapianti di organi in Italia, ma aumentano le opposizioni al prelievo. Sono le due facce del report 2022 del Centro nazionale trapianti: da una parte una rete trapiantologica in costante miglioramento, dall’altra una disponibilità dei cittadini alla donazione che resta inferiore al fabbisogno.
Nonostante i segnali di progresso, come già registrato in passato, i dati confermano però la netta distanza tra Nord e centro Sud: a fronte di una media nazionale di 22,8 donatori per milione di popolazione, si va dai 49,3 donatori della Toscana agli 8 della Sicilia.
Un dato che preoccupa il presidente dell'ordine dei medici di Palermo Toti Amato, consigliere della Fnomceo intervenuto stamattina al convegno "Donazione e trapianto di organo: l'importanza della cultura del dono", che si è svolto a Palermo, al Convitto nazionale Giovanni Falcone
"A incidere sono principalmente fattori culturali antichi, secondo cui il defunto non va toccato. Quello di cui pochi si rendono conto è che donare gli organi regala la possibilità di un'altra vita - ha detto Amato - . Ciò che più colpisce in Sicilia è il numero altissimo di persone che rifiutano la donazione di un congiunto in rianimazione, che è del 40%, a fronte di regioni come la Provincia di Trento, dove l'opposizione si ferma al 10%. Manca la cultura del dono, come in tutto il Centro-Sud per ragioni sociali e culturali che ne influenzano la percezione".
"La donazione è un terreno delicato, con risvolti etici importanti, su cui l'ordine lavora da anni con incontri e corsi Ecm per sensibilizzare i medici, soprattutto quelli del territorio, che sono il primo contatto con i cittadini. Sensibilizzare però non basta. Per far comprendere ai siciliani che ogni donatore può fare la differenza tra la vita e la morte e che la donazione è anche una sfida di salute pubblica, bisogna innanzitutto educare alla cultura del dono e intervenire su più fronti: migliorare il livello di informazione e consapevolezza, a partire dalle scuole, e correggere l'organizzazione dell'intero processo perché nessuno resti fuori dalle cure necessarie".