"La vita sempre" di Marcello Alessandra
PALERMO. Marcello Alessandra, psichiatra palermitano, sceglie di entrare in punta di piedi, con profondità e dolcezza, nell’insoluta questione del rapporto medico-paziente, nell’evidente difficoltà di toccare l’anima dell’altro, nel bisogno universale di ascoltare ed essere ascoltati. Lo fa nel suo primo libro “La vita sempre”, Dario Flaccovio editore (pp.144, 12 euro), in cui, violando quel muro di reticenza che spesso eleva chi fa il suo lavoro, accompagna il lettore con delicatezza alla scoperta del dolore e della grande voglia di vivere di pazienti mai rimasti ai suoi occhi puri casi clinici, ma sempre diventati vicende umane. Un piccolo “miracolo” reso possibile, probabilmente, dall’avere attraversato in prima persona, a 25 anni, lo smarrimento di ritrovarsi dall’altra parte della barricata, con una diagnosi di tumore e l’angoscia di dovere subire un intervento. Oggi quella cicatrice è la prova di quello che è stato, dell’importanza di volere restare sempre aggrappati alla vita, comunque vada a finire. “Dobbiamo vivere il dolore dei ‘diversi’ per sentirci ‘normali’ come loro”.
E’ da questa sua esperienza, dalla sua innata capacità di sapere ascoltare, dalla consapevolezza che “io sono, mi sento psichiatra; non ho mai pensato che fosse una semplice professione”, come sottolinea Alessandra a chiare lettere, che nasce la convinzione che il rapporto medico-paziente non può essere univoco, ma di scambio reciproco, un rapporto in cui si impara ad apprezzare e ad amare la propria unicità, ma anche quella dell’interlocutore.
Sono stati i suoi pazienti a insegnarglielo. Quella ragazza di 23 anni devastata dall’eroina, scelta per punire quel padre mafioso che l’aveva condannata alla vergogna degli arresti e dei processi. Quell’altra giovane, vittima dell’anoressia, capace di dire alla fine alla madre: “Ho appena fatto una cosa terribile, mamma: ho deciso che voglio vivere”. E un’altra ancora, che scrisse al dottore Alessandra: “Lei è una delle opportunità che mi ha dato la mia malattia, e non potrò rinnegare quel periodo della mia vita, perché è stato portatore di incontri e scelte meravigliose”. Centinaia di volti e occhi che scorrono, sintetizzati da quelli di Emanuela, una ragazza di 16 anni con una grave forma di leucemia, incontrata in Ematologia. “Parlare con Emanuela, ma soprattutto ascoltarla, mi permetteva di toccare con mano il mondo di chi sta soffrendo – aggiunge Alessandra -, ma soprattutto di verificare come anche una ragazzina può non arrendersi alla malattia, essere in grado di lottare e far lottare le persone attorno a lei. Oggi credo di trasmettere ai miei pazienti queste stesse sensazioni, di portare avanti l’idea di vita di Emanuela, invitandoli a non mollare mai”.
Alessandra Turrisi