
CURE PALLIATIVE: LA SICILIA COME MODELLO, MA SERVE UN LINGUAGGIO COMUNE DA MESSINA A TRAPANI
Portare la medicina a casa dei pazienti ormai è un dovere, oltre che una necessità: l’invecchiamento della società impone il potenziamento dell’assistenza domiciliare sul territorio, sostenuto dalla misura 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e da un decreto ministeriale (il DM 77), che offre indirizzi specifici per ottimizzare i risparmi e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
L’esperienza di assistere una persona con una malattia inguaribile in fase avanzata, sia sul piano personale che per i caregiver, riguarda oggi ben due italiani su tre. Eppure, non tutti sanno che le cure palliative di base e specialistiche sono un diritto garantito gratuitamente dalla sanità pubblica, a domicilio, in ospedale e in hospice, e che al centro delle cure di base ci sono i medici di famiglia.
In Sicilia, l’erogazione dei servizi collegati, nell'80-90 per cento dei casi, avviene già in ambito domiciliare grazie al lavoro delle onlus. I numeri, rispetto alla media nazionale, sia in termini di quantità che di qualità, sono confortanti per medici palliativisti, associazioni di volontariato, istituzioni e accademici, che si sono incontrati per fare il punto sull’“evoluzione delle cure palliative” sabato scorso (17 maggio) a Villa Magnisi, in occasione di un convegno promosso dalla Società scientifica delle cure palliative (Sicp). Numeri incoraggianti, confermati anche dirigente generale della Pianificazione strategica dell'assessorato Salute, Salvatore Iacolino.
Rimane però l’assenza di un linguaggio condiviso e di reti accreditate per adulti e minori, insieme alla carenza di una formazione universitaria e a un investimento ancora esiguo in termini di risorse e ricerca. Un quadro che riflette la mancanza di una cultura diffusa sul valore fondamentale delle cure palliative, ribadito dal presidente della Sicp Gianpaolo Fortini, da Tania Piccione, alla guida della federazione, e da Giorgio Trizzino, fondatore della Samot e “padre” delle cure palliative e degli hospice siciliani.
Come ha spiegato il responsabile scientifico dei lavori Gaspare Lipari, medico palliativista, "c’è anche la necessità di rafforzare la coesione tra pubblico e privato e di tradurre l’integrazione tra servizi e competenze in pratiche operative e concrete. Tutta l’Italia ci guarda come un modello, ma è il momento di trasformare le nostre best practice chiudendo ‘a sistema’ un percorso che ci avvicini a un’eccellenza nazionale. Nel prossimo futuro saranno disponibili i dati certi su pazienti adulti e pediatrici, insieme alla definizione dei team multidisciplinari a domicilio e in strutture residenziali, che contribuiranno a consolidare le reti di assistenza. Saranno operative anche nuove figure specialistiche, formate sia in ambito accademico che sul campo, che porteranno con sé una nuova visione del lavoro e delle responsabilità".
“Ogni transizione – ha aggiunto – richiede un approccio flessibile. Il cambiamento si gioca su tre assi: il ricambio generazionale da affrontare con visione dinamica, l’innovazione dei servizi attraverso le nuove tecnologie, inclusa la telemedicina, e l’etica, che resta il cardine dell’accompagnamento alla fine della vita".
Ad affrontare poi il nodo della governance è intervenuto anche Luigi Galvano, segretario provinciale della Fimmg e consigliere dell'Omceo di Palermo, che ha detto: “Abbiamo fatto passi avanti importanti, ma non basta. Serve ancora un grande sforzo per riconoscere e codificare con chiarezza questa disciplina, integrando dati, procedure e linguaggi condivisi da Messina a Trapani. Il vero nodo è la frammentazione: troppe realtà lavorano bene, ma in modo isolato, con il rischio che buone pratiche e protocolli restino chiusi in bolle, senza dialogo tra professionisti. Serve un linguaggio comune, documenti di riferimento chiari e una visione integrata. La ricerca è il pilastro: solo costruendo un corpus organico e aggiornato di conoscenze potremo dare solidità alle pratiche cliniche. Come ordine, ci impegniamo a guardare avanti: garantire supervisione, stimolare l’innovazione e promuovere una formazione continua, che accompagni i medici non solo prima della prescrizione, ma anche dopo, affinché il paziente riceva un’assistenza continuativa e di qualità”.