I danni della cannabis
18 società scientifiche sottoscrivono un documento
Pubblicato un documento che ''fa chiarezza sui danni della cannabis e dei suoi derivati e sulla confusione mediatica che spesso attorno a questi temi esiste''. Elemento interessante è la partecipazione e la sottoscrizione del documento di ben diciotto presidenti di importanti società scientifiche italiane.
A commissionarlo il Dipartimento politiche antidroga (Dpa) in un momento in cui in realtà si assiste ad un indebolimento complessivo delle reti di prevenzione sul consumo delle sostanze psicotrope. Il documento, dal titolo ''Cannabis e suoi derivatì espone con chiarezza le conseguenze del consumo di queste sostanze per la salute, vantaggi e svantaggi sull’uso medico dei farmaci a base di Thc, la coltivazione domestica e l’uso voluttuario''.
In primis vengono elencati sul documento i principali effetti della cannabis, non dimenticando mai che la cannabis e i suoi derivati sono sostanze stupefacenti tossiche e pericolose per l’organismo e in particolare per le alterazioni che sono in grado di creare sulle funzioni neuropsichiche, i processi cognitivi, i riflessi la vigilanza e il coordinamento psicomotorio. A medio e lungo termine i principi attivi della cannabis, secondo gli estensori del documento, producono significative alterazioni della memoria e danneggiano in modo irreversibile funzioni cognitive superiori come l’attenzione, l’apprendimento e le reazioni. Soprattutto sono l’uso continuativo e precoce di queste sostanze che possono compromettere lo sviluppo del cervello nell’età evolutiva, aumentando la dipendenza, il rischio di incidenti stradali e lavorativi, ma anche favorendo la devianza e il comportamenti criminale.
Le società scientifiche sconsigliano qualsiasi uso di tipo voluttuario ma anche sull’uso medico dei farmaci a base di Thc concordano nel ‘’definirli farmaci di seconda scelta, escludendo per altro la possibilità di qualsiasi autogestione di essi da parte del paziente''. La coltivazione domestica della pianta di cannabis oltre che essere vietata dalle norme vigenti è pericolosa da un punto di vista medico per l’impossibilità di attuare i necessari controlli sulla qualità e sulla stabilità del prodotto.
Al documento hanno aderito il Presidente della Società Italiana di Psichiatria – SIP; Pietro Apostoli, Presidente Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale – SIMLII; Paolo Arbarello, Presidente Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni – SIMLA; Elisabetta Bertol, Presidente Associazione Scientifica Gruppo Tossicologi Forensi Italiani – GTFI; Amedeo Bianco, Presidente Federazione Nazionale Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri – FNOMCeO; Giovanni Biggio, Presidente della Società Italiana diNeuroPsicoFarmacologia – SINPF; Luigi Canonico, Presidente Società italiana di Farmacologia – SIF, Giorgio Carbone, presidente Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza – SIMEU; Ivo Casagranda, Presidente Academy of Emergency Medicine and Care – AcEMC; Enrico Cherubini, Presidente Società Italiana di Neuroscienze – SINS; Annalisa Cogo, Presidente Società Italiana Pneumologia dello Sport – SIP Sport, Giancarlo Comi (assenso informale in attesa di conferma formale), Presidente Società Italiana di Neurologia – SIN; Claudio Cricelli, Presidente Società Italiana di Medicina Generale – SIMG, Silvio Garattini, Direttore Istituto di Ricerche Mario Negri – IRMN; Carlo Locatelli Presidente Società Italiana di Tossicologia – SITOX; Vito Aldo Peduto, Presidente Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva – SIAARTI; Alberto Giovanni Ugazio, Presidente Società Italiana di Pediatria – SIP; Francesco Violi, Presidente Società Italiana di Medicina Interna – SIMI