TELETHON, GRAZIE A UNA SOFISTICATA TECNOLOGIA SCOPERTO IL GENE RESPONSABILE DI UNA RARA DISTROFIA MUSCOLARE
Ricercatori del Tigem di Napoli chiariscono le basi della distrofia dei cingoli di tipo 1F tramite tecniche di sequenziamento di ultima generazione
Identificato
il difetto genetico alla base di una rara forma di distrofia muscolare dei cingoli, quella di tipo 1F: a descriverlo
sulle pagine di Plos One* è stato un
gruppo di ricercatori dell’Istituto Telethon di genetica e
medicina (Tigem) di Napoli,
guidati da Vincenzo
Nigro, che si
sono avvalsi delle più sofisticate tecnologie di sequenziamento del genoma oggi
a disposizione.
«Come suggerisce anche il nome, questa
malattia porta a una progressiva debolezza dei muscoli dei cingoli pelvico e
scapolare, compromettendo così la capacità di sollevare pesi e camminare»
spiega Nigro. «Riconoscerla e
diagnosticarla correttamente, però, non è facile, perché è molto eterogenea sia
nella sua manifestazione clinica – età di insorgenza e gravità variano molto da
un paziente all’altro – sia dal punto di vista genetico. Ancora oggi, nel 40
per cento dei casi non è possibile identificare lo specifico gene alterato nel
paziente: questo non è velleitario, perché una precisa diagnosi molecolare
innanzitutto conferma il tipo di patologia, poi dà informazioni su come
evolverà nel tempo e permette di effettuare la consulenza genetica agli altri
componenti della famiglia».
Analizzando
così il patrimonio genetico di 64 individui di una famiglia italo-spagnola
affetti da una forma di distrofia dei cingoli dalle basi genetiche ancora
sconosciute, Nigro e il suo team hanno identificato il responsabile in un gene
localizzato sul cromosoma 7, quello di una proteina chiamata Transportina 3. I
pazienti con questa mutazione presentano, oltre ai segni
tipici della distrofia dei cingoli, debolezza facciale, disfagia, disartria,
atrofia e contrattura dei muscoli delle mani, come descritto dai colleghi dell’Università di Padova guidati da Corrado Angelini. L’analisi
genetica è stata possibile grazie alle apparecchiature all’avanguardia
disponibili presso l’Istituto Telethon di Napoli, quelle per il cosiddetto “next-generation sequencing”.
«Grazie a questi approcci di straordinaria
potenza oggi possiamo analizzare grandi quantitativi di Dna in tempi
relativamente rapidi» continua Nigro.
«Basti pensare che lo storico Progetto
genoma umano ha richiesto ben 10 anni e 3 miliardi di dollari per arrivare al
sequenziamento del patrimonio genetico dell’uomo. Oggi con i nostri macchinari
possiamo analizzare in soli dieci giorni la parte codificante del genoma di 48
individui contemporaneamente, per un costo dei reagenti che non supera i 38mila
euro. In pratica, il Dna viene spezzettato, selezionato, sequenziato e poi
“ricomposto” al computer per determinare la completa sequenza di lettere». Questo lavoro di analisi è molto
delicato e richiede alte competenze di bioinformatica per leggere i dati e
trarne delle conclusioni corrette: al Tigem di Napoli ci sono ricercatori
specializzati proprio in questo, come Margherita Mutarelli, tra gli autori
dello studio.
«Il risultato di questo lavoro è importante
innanzitutto per le famiglie, cui possiamo finalmente fornire una diagnosi
molecolare corretta, ma anche per la ricerca: quello messo in luce è un
meccanismo patologico del tutto nuovo, che potrebbe spiegare anche altre
malattie simili che colpiscono i muscoli» conclude Nigro. «Il nostro lavoro, grazie anche al supporto
di Telethon, continuerà quindi lungo due binari: da un lato chiarire il ruolo
della proteina che abbiamo identificato come responsabile della forma 1F di
distrofia dei cingoli, dall’altra utilizzare questa stessa tecnologia per
andare alla ricerca dei geni responsabili delle forme ancora “orfane” di questa
malattia. Ricordiamoci infatti che anche tra le malattie rare ce ne sono alcune
più trascurate di altre, per le quali cioè non manca soltanto una cura
efficace, ma anche una conoscenza minima di base».