TOTI AMATO “RIFORMA ORDINISTICA E' INDECOROSA”
Dopo quasi settant'anni di dibattito sul sistema ordinistico delle professioni, all’interno del ddl Lorenzin, il Senato ha approvato la riforma degli Ordini, che disciplina le professioni sanitarie. Salvo piccoli correttivi, rispetto alle attribuzioni e alle funzioni, il nuovo schema del sistema non sembra essere molto diverso. Ma c'é una novità piuttosto rilevante: i vecchi collegi professionali diventano Ordini e vengono riconosciti nuovi albi e ordini di altre professioni sanitarie, che fino ad oggi ne erano prive. Il legislatore appare perciò orientato verso l'istituzione di un Ordine omnibus che comprenda tutte le professioni sanitarie, vecchie e nuove. Uno stravolgimento significativo che gli Omceo siciliani non sembrano condividere.
Ne parliamo con Toti Amato, il presidente dell'Ordine dei Medici di Palermo.
Dott. Amato, qual è la ratio della riforma ordinistica e degli emendamenti in discussione?
“E' una manovra politica che mira a raggruppare le più svariate e fantasiose professioni sanitarie, facendole confluire in un grande Ordine. Tutti insieme appassionatamente. Si vogliono inserire nel sistema di gestione della salute tante professioni in un solo calderone, nonostante non abbiano competenze primarie, e comunque non così importanti da essere riconosciute in un ordine professionale. Non tenendo conto del loro reale peso sociale e professionale, l'automatica conseguenza sarà la sovrastima di alcune figure e la sottovalutazione di altre. Nei fatti, si sta legittimando quel retro pensiero che ha ispirato tutta la legislazione più recente”.
“Lo Stato deve fare una scelta di campo funzionale e non ideologica. Delegittimare la professione medica, non riconoscendo le differenze delle professioni che operano in ambito sanitario, significa non conoscere e sconfessare il grande valore etico nella società di un'intera storia medica. Ed è poi davvero fuori luogo parlare di elezioni democratiche degli Ordini perché l’emendamento proposto in commissione Sanità è un atto irriguardoso, fuorviante e indecoroso”.
Per tutte le figure prive di albo è comunque un passo in avanti, escono da una sorta di limbo a cui sono state confinate dai legislatori.
“Riconoscere il valore etico dei medici in una società, non significa disconoscere l'importanza di tutte le altre professionalità che ruotano e operano nella sanità, ma tanti Ordini equivalgono a nessun Ordine. E la moltiplicazione di tante figure nello stesso pentolone creerà un tale pasticcio da rendere sempre più difficili i rapporti tra le professionalità storiche e le 'novelle', che oggi un emendamento chiama alla dignità di un albo”.
Quali sono le aspettative per un assetordinistico all’altezza delle sfide che la sanità e tutte le professionalità si aspettano?
“Di certo c'è che le proposte in discussione avranno ricadute negative, non solo sulle funzioni degli Ordini storici, ma anche in ambito deontologico. Nei rapporti con la magistratura e gli organi inquirenti, ad esempio, servirebbe una maggiore e rinnovata legittimazione d'azione, in via preventiva, che assegni maggiori deleghe in ambito sanzionatorio per fatti deontologicamente e socialmente rilevanti. Gli Ordini, in questi modo, potrebbero praticare la sospensione cautelare temporanea per casi di comprovata e oggettivata gravità. Invece, le proposte che avanzano delineano un quadro spaventoso che evidenzia, non solo tutto lo scollamento di istituzioni che non dialogano, ma anche tutta l'inadeguatezza di emendamenti mal scritti e criptici, in cui risulta una professione medica inesistente, tratteggiata, quasi immaginata, e mai fino in fondo nominata. Nel migliore dei casi, i medici sono visti come una risorsa da sfruttare in un contenzioso, piuttosto che essere apprezzati per il valore delle loro competenze. Fino ad arrivare ad essere etichettati come fonte di spesa perché accusati di applicare disinvoltamente, a loro tutela, la medicina difensiva”.
Stefania Sgarlata