SANITA' E AUTONOMIA DIFFERENZIATA: AMATO CHIAMA A RACCOLTA LE REGIONI DEL SUD PER DIRE NO
Il ministro Boccia “Sarà un disegno di legge collegato alla manovra. E' l'impegno che il Governo ha assunto davanti alle Camere”.
Il ministro Boccia “Sarà un disegno di legge collegato alla manovra. E' l'impegno che il Governo ha assunto davanti alle Camere”.
L'assessore della Salute Ruggero Razza "Le prossime giornate ci diranno se il governo nazionale parla con una sola voce o è dislessico".
Il presidente dei medici siciliani Amato “Autonomia di spesa, prestazioni e formazione medica metteranno la parola fine alla sanità solidale di un Paese unito”.
Palermo 4 dicembre 2019 - La cornice legislativa per attuare l'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario è pronta. “Sarà un disegno di legge collegato alla manovra perché questo è l'impegno che il Governo ha assunto davanti alle Camere quando abbiamo consegnato al parlamento la nota di aggiornamento al Def. Naturalmente ci saranno poi i confronti parlamentari, l'ultima parola la dirà il parlamento, che è sovrano. Sulla legge quadro c'è una condivisione generale delle Regioni. Non toccherà assolutamente il Patto della salute, tocca invece le regole costituzionali che devono essere rispettate quando si avviano le intese, ai sensi dell'articolo 116. Dall'attivazione del 116, se la legge quadro sarà entrata in vigore, saranno rispettati anche gli articoli 119, la perequazione, il 117 e il 118. Perequazione infrastrutturale a favore delle aree in ritardo di sviluppo tra Sud e Nord, e delle aree di montagna interne avranno la priorità. Stessa priorità avranno i Lep (Livelli essenziali di prestazione), che saranno definiti per tempo. E' una proposta che non ha colori politici perchè serve a mettere in sicurezza il Paese”. Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia intervenuto all'inaugurazione di un semestre di lavori sul tema “Sanità e autonomia differenziata in Sicilia”, che si è svolta ieri pomeriggio a Villa Magnisi, sede dell'Ordine dei medici di Palermo per richiamare ad un confronto determinante istituzioni, esperti e Omceo delle altre regioni meridionali, che hanno contesti socio economici diversi ma sono accumunati dagli stessi problemi di gestione della sanità pubblica. Un richiamo dettato dalla richiesta di alcune regioni di avere, non solo autonomia di spesa, prestazioni, specializzazioni e formazione medica, ma anche di scelta e adozione dei farmaci. Un modo, secondo il presidente dei medici siciliani Toti Amato, per mettere la parola fine al diritto di salute per tutti. “Stiamo parlando di trasformazioni che possono incidono anche sulla tenuta sociale di un Paese unito e solidale – ha detto Amato - dove oggi il medico è chiamato non solo a curare e sapere ascoltare, ma ad avere anche la funzione politica di garante del diritto insopprimibile di salute: da una parte, somministrando farmaci, dall'altra somministrando coesione sociale, destreggiandosi tra appropriatezza prescrittiva, governo della spesa farmaceutica e garanzia della cura migliore. Tutto questo togliendo tempo prezioso al suo primo compito: salvare vite e assicurare benessere alla persona”.
Scettico l'assessore regionale della Salute Ruggero Razza, che ha detto: "Il tema dell'autonomia e della sanità non è della Sicilia, ma attiene al rapporto tra Regioni e Stato in relazione alla richiesta di alcune regioni di ottenere una maggiore autonomia, in esecuzione del Titolo V della Costituzione. Noi non abbiamo posto alcuna difficoltà rispetto a una tale legittima richiesta. La Conferenza delle Regioni ha condiviso il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri, ma oggi il tema è chiedere al governo nazionale se quello che dice in materia di autonomia poi lo fa, visto che propone il Patto della salute, che è quanto di più centralista possa esistere. Le prossime giornate ci diranno se il governo nazionale parla con una sola voce o è dislessico".
In una visione di autonomia differenziata e di cambiamento, sia della funzione del medico che delle attività sanitarie, la formazione resta uno degli ambiti più cruciali della sanità pubblica. La Sicilia deve trovarsi pronta. In questo percorso siamo già attivi “In tema di formazione promossa dagli Ordini dei medici – ha spiegato l'assessore regionale alla Formazione Roberto Lagalla - si moltiplicano le occasioni di incontro, in linea con la collaborazione che in questi mesi abbiamo avviato con l'assessorato alla Salute per moltiplicare le occasioni di formazione, approfondimento e miglioramento della conoscenza delle professioni sanitarie e della classe medica. Mi riferisco in particolare agli interventi dell'assorato alla Formazione sulle scuole di specializzazione. Ad esempio i corsi di protezione civile che abbiamo realizzato attraverso un accordo specifico con l'Ordine dei medici di Palermo, e più in generale della nostra collaborazione nella medicina scolastica, da troppo tempo negletta. Nei primi mesi del 2020 partirà un nuovo progetto, di cui stiamo definendo l'organizzazione con l'assessore Razza e il presidente Amato”.
Un no corale ad una sanità differenziata è arrivato dagli Omceo siciliani, della Sardegna e della Calabria.
Per Rosa Giaquinta, presidente dell'Ordine dei medici di Ragusa, “la politica ha il dovere etico di tenere unita la sanità perché “frammentare il sistema significa far venire meno la coesione sociale. La salute – per Giaquinta - è il primo fattore che unisce le persone e la sanità rappresenta una rete sociale capace di accogliere tutti”. In linea anche il presidente Giovanni D'ippolito, che guida l'Ordine di Caltanissetta: “Sono assolutamente contrario ad una sanità differenziata. In ogni caso deve svilupparsi in un sistema armonioso che abbia regole chiare e precise”.
“Oggi la sanità vede da un parte un cittadino sempre più esigente, dall'altro risorse sempre più limitate. Non abbiamo bisogno di autonomia – ha detto il presidente dell'Omceo di Enna, Renato Mancuso - è il sistema che deve essere efficientato, ma dallo Stato. A partire dalla carenza di medici, che lavorano male e non riescono più a stabilire una vera allenza con il paziente. Bisogna ricostruire guardando al passato”.
“L'autonomia non è il sistema per risolvere i problemi – ha proseguito il presidente dell'Omceo di Cosenza Eugenio Corcioni –. Bisogna rimboccarsi invece le maniche seriamente, cominciando a rimettere a posto le cose che non vanno, già a legislazione vigente. A partire, ad esempio in Calabria, dalla prima causa forse di deficit sanitario, che è l'esplosione del contenzioso dietro il quale si nasconde la mala politica e la mala gestione. Come altre regioni del Sud, in queste condizioni non potremo mai competere”.
Il presidente dei medici di Cagliari Raimondo Ibba ha puntato il dito contro un “regionalismo non previsto dalla Costituzione perché tutto basato sulle differenze economiche. Le Regioni del Nord vogliono ridurre – ha detto - lo stato di sostenibilità delle regioni del Sud, facendo cadere il principio della solidarietà, che è invece l'anima valoriale del servizio sanitario italiano”.
Tra gli ospiti anche il presidente dell’Ordine dei medici di Parma Pierantonio Muzzetto, coordinatore della Consulta deontologica nazionale della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), secondo il quale l'autonomia passa dalle coscienze e da un patto interistituzionale”.