La Cgil critica il decreto Balduzzi: non contiene innovazioni
Il sindacato propone una radicale revisione della rete dei presidi di guardia medica
Istituire dei veri centri socio sanitari nei distretti, disponibili 24 ore su 24, dotati di strumentazione diagnostica di base e di personale medico ed infermieristico, capaci di offrire anche un primo soccorso per codici bianchi e verdi. Questa in sintesi la proposta che il sindacato Cgil ieri ha presentato al ministero in contrapposizione al decreto Balduzzi. L'assistenza, secondo i vertici del sindacato può ristrutturarsi con la creazione della figura unica del 'Medico delle cure primarie', in sostituzione dei 12 mila presidi di guardia medica.
Nella fase più delicata dell'attuazione delle misure di riforma, duro è quindi il giudizio sul decreto sanitario, definito un bluff mediatico, privo di 'innovazioni', soprattutto in ordine all'assistenza territoriale 'h24', una delle criticità maggiori del nostro sistema, per la quale ci si ''limita a ribadire norme già esistenti e che, soprattutto, prefigurano un disimpegno del servizio pubblico nelle cure primarie a favore del privato''.
Così Stefano Cecconi, responsabile Salute del sindacato in una nota inviata: ''L'assistenza sanitaria h24 deve essere un presidio pubblico, l'unica strada per evitare il caos. Occorre rivedere l'intesa tra Stato e Regioni e affrontare il tema tra le priorità del nuovo Patto per la Salute. Le norme esistenti permettono già l’organizzazione dell’assistenza territoriale 'h24' anche per le cure primarie, lo dimostra l’esperienza di alcune regioni, che ora vanno rese norme vincolanti”.
''In questa direzione - prosegue la nota - si deve esplicitare che l’Accordo di medicina generale (la “Convenzione”) è uno strumento attuativo che deriva dalla programmazione pubblica, nazionale e regionale, per garantire i Livelli essenziali di assistenza''.
Ma vediamo nel dettaglio la proposta della Cgil: la creazione nel distretto di veri Centri Socio Sanitari aperti 24 ore, che insieme agli ospedali assicurano la continuità assistenziale nel territorio. Per la realizzazione di questa rete occorre, si legge nella nota, il coinvolgimento di tutti gli altri professionisti delle cure primarie: specialisti ambulatoriali, infermieri, ostetriche, psicologi, figure amministrative, e altro ancora, insieme all’integrazione con gli operatori dei servizi sociali dei Comuni.
Il proceso di attuazione dovrà avere una tempistica certa: ''Bisogna stabilire una scadenza per attuare in tutto il territorio nazionale i centri con 'h24': avvio immediato e termine ultimo per completarli entro il nuovo Patto per la Salute 2013-2015”. Inoltre, dal punto di vista normativo, vanno corretti gli interventi per rendere realizzabile l’organizzazione delle cure primarie h24 con l’abolizione della 'guardia medica' (12 mila i presidi presenti sul territorio nazionale) per creare un’unica figura del “Medico delle cure primarie” (ruolo unico), intervenendo sul numero massimo di assistiti per ciascun medico (passare cioè dal 1.500 a 1.000) e, infine, cassando la norma del decreto che permette di appaltare l’assistenza h24 agli studi dei medici convenzionati''.