Sanità al collasso nella regione Lazio. I sindacati chiedono la revisione del piano di rientro
A rischio l'occupazione di tremila operatori sanitari a contratto e 947 posti letto
I sindacati sono preoccupati per la situazione politico-sanitaria della regione Lazio. Se la governatrice dimissionaria Renata Polverini buttasse la spugna anche da commissaria di governo per la sanità regionale i rischi per l'occupazione e un ulteriore indebolimento dei servizi territoriali diventerebbero concreti e dietro la porta. Cgil, Cisl, Uil analizzano la situazione burrascosa della regione dopo la crisi del consiglio regionale e della giunta. A rischio in tutto tremila camici bianchi che in questo momento rischiano il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato, ma anche 947 posti letto.
Le scadenze della spending review per una regione che nell'immediato passato ha rischiato il commissariamento prevedono la revisione del Piano di riordino della rete ospedaliera entro la fine dell'anno. La scadenza è prevista per il 31 Dicembre. Nei conti lo standard territoriale che vede nella regione una percentuale di posti letto più alta della media prevista di 3 letti ogni mille abitanti dovrebbe essere rivisto. Questa misura avrebbe una ricaduta critica per l'occupazione.
Prima del caos generato dagli scandali, la stabilità politica avrebbe potuto aiutare la regione a chiedere una revisione dei parametri, a limite una proroga, in attesa di un riassetto funzionale del sistema, ma la situazione è radicalmente mutata.
La paura dei sindacati è fondata: tre mesi per definire i numeri del personale sanitario nel nuovo sistema e l'ipotesi di un altro colpo di scure con chiusure o ridimensionamenti per un totale di 947 degenze. La metà di questi posti letto interesseranno gli ospedali pubblici. Tra le professioni coinvolte medici, infermieri, biologi, psicologi, tecnici, operatori di soccorso.
Il ministero dell'Economia e della Salute allo stato di fatto non è intenzionato a concedere proroghe, con il rischio che questa riduzione di servizi si tramuti in un deficit nelle aree delicate del pronto soccorso e delle terapie intensive. La regione lazio è già caratterizzata da un sistema sanitario in crisi: 1.500 addetti in cassa integrazione nell'area del privato in convenzione. I sindacati stimano per il triennio 2012-2014, una riduzione di risorse pari a 70 milioni di euro. Poco più del doppio dei costi sperperati dalla giunta Polverini in consulenze, pari a 30 milioni.