VI CONVEGNO NAZIONALE: LE NUOVE FRONTIERE IN MEDICINA CLINICA
Le prospettive della medicina clinica e la centralità del paziente, in una visione che unisce il valore delle competenze, dell’esperienza e dell'innovazione. Con questi obiettivi, al Circolo Unificato dell’Esercito di Palermo, ieri (7 novembre 2024) sono iniziati i lavori del VI convegno nazionale sulle "Nuove frontiere in medicina clinica" che proseguirà fino a giorno 9. Il congresso, intitolato al professore ordinario di medicina interna dell’Università di Palermo, Antonio Pinto, scomparso nel 2022, è presieduto dai professori Antonino Tuttolomondo e Domenico Di Raimondo, ed è stato patrocinato anche dall'ordine dei medici.
Al centro delle tre giornate la valutazione e il trattamento globale del malato complesso per dimostrare come "l'approccio internistico, anche su patologie di pertinenza specialistica, permetta di raccogliere informazioni aggiuntive sul malato, piuttosto che semplicemente sulla malattia, garantendo un approccio più completo e personalizzato. Una visione, specie nel malato polipatologico ospedalizzato - hanno spiegato Tuttolomondo e Di Raimondo - che consente di migliorare il livello di assistenza e di cura, contrastando la polifarmacoterapia, gli esami diagnostici inutili, e ottimizzando la gestione del paziente".
Partendo dalla centralità dell'anamnesi e dell'esame obiettivo, che sono i fondamenti clinici dell'applicazione dei principi della medicina interna, si punta all'approccio formativo per consentire "ai giovani medici di acquisire un metodo clinico moderno capace di far convivere l'esperienza e l'eredità dei grandi maestri della medicina con le nuove metodiche diagnostiche, le competenze specialistiche di eccellenza e i nuovi strumenti che fanno capo alla medicina basata sulle evidenze e all'intelligenza artificiale", hanno sottolineato i professori.
Presente al congresso anche il presidente dell'ordine dei medici di Palermo, Toti Amato, che ha espresso preoccupazione per il numero crescente di medici stranieri reclutati negli ospedali siciliani, sui quali l’Ordine non ha capacità di controllo, soprattutto in termini di requisiti formativi e professionali. Se da un lato si tratta di medici qualificati, dall’altro esistono indiscutibili barriere linguistiche e culturali che possono rendere difficile la comunicazione con i pazienti, condizionando la qualità dell'assistenza. È evidente che, per garantire un’integrazione efficace, saranno necessari programmi di adattamento specifici, politiche mirate e un controllo più rigoroso sui loro requisiti professionali”.
Il programma ha affrontato molti argomenti. Sono state approfondite le nuove frontiere cliniche e terapeutiche, spaziando dall’infettivologia, con particolare attenzione ai nuovi antibiotici necessari per contrastare l’emergenza globale delle antibiotico-resistenze, alle malattie infiammatorie croniche intestinali, analizzandone i diversi aspetti clinici e terapeutici. Non è mancato un approfondimento sulle allergie e sulla loro complessità diagnostica e gestionale.
Tra le sessioni di particolare rilevanza, si è parlato anche di riabilitazione, un argomento centrale non solo per l’approccio al paziente internistico ma anche come priorità della politica sanitaria, data la sua influenza sui risultati prognostici dei pazienti.
Infine, l’attenzione è stata rivolta alle malattie rare, con uno speciale approfondimento su patologie come la malattia di Fabry e la malattia di Pompe, e alle recenti acquisizioni nel campo della pneumologia, che hanno permesso di discutere le novità più significative dell’ultimo anno.