
L’AMCI RILANCIA LA MEDICINA DELLA PROSSIMITÀ TRA RICONOSCIMENTI E SPIRITUALITÀ
L’Omceo onora l’umanità di otto camici bianchi con l’investitura “Il medico dei Popoli”
Palermo, 14 aprile 2025 – Un pomeriggio di spiritualità, arte e riflessione ha riunito medici e famiglie a Villa Magnisi, sabato 12 aprile, in vista della Pasqua. L’incontro “Il piacere di stare insieme”, promosso dall’Associazione medici cattolici italiani (Amci), ha alternato momenti liturgici e culturali, offrendo un’occasione di condivisione dedicata alla dimensione più profonda del prendersi cura, intesa non soltanto come prestazione tecnica ma come gesto di vicinanza e ascolto.
Dall’Amci è arrivato l’invito a riscoprire la medicina della prossimità, soprattutto in un periodo dell’anno che richiama al senso del dono e della rinascita. “La medicina – ha detto Raffaele Pomo – è chiamata a ritrovare la sua vocazione originaria. Curare non è solo un atto clinico, ma un incontro con la persona nella sua interezza, fatta di fragilità, relazioni e spiritualità. Il medico è prima di tutto un uomo tra gli uomini, chiamato ad ascoltare e a farsi prossimo”.
Un messaggio condiviso dall’Ordine dei medici di Palermo, che ha conferito il riconoscimento “Il medico dei Popoli” a otto camici bianchi “per l’impegno silenzioso e la straordinaria umanità, portando ascolto e cura nei contesti più fragili, espressione concreta del valore autentico della medicina”.
A consegnare le pergamene, il presidente dell’Omceo Toti Amato, che ha ricordato l’origine simbolica del riconoscimento: “Il primo camice con la scritta Il medico dei Popoli fu indossato da fratel Biagio Conte nei suoi ultimi giorni di vita. Un gesto che oggi diventa segno tangibile dell’etica della cura e della vicinanza quotidiana di tanti colleghi che operano lontano dai riflettori, ma al centro della sofferenza umana. Per rendere visibile ciò che spesso resta invisibile”.
Durante la solenne cerimonia di investitura, molto partecipata, alla presenza dei consiglieri dell’Omceo e di numerosi medici, sono stati insigniti i medici: Mario Affronti, Mojina Dourandish, Sergio Gargano, Maria Concetta Pandolfo, Nuccio Pepe, Vincenzo Prestianni, Francesco Russo, Giorgio Trizzino.
Dopo gli interventi di Amato e Pomo, il programma si è aperto con la lectio magistralis di Giacomo Scalzo, direttore generale del Dasoe (Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico), sul tema La Pietà vaticana di Michelangelo. La scelta dell’opera ha offerto lo spunto per riflettere sul valore della cura nella tradizione cristiana e il legame simbolico con il mondo medico e sanitario.
“Nella tradizione biblica – ha spiegato il dg – il serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto, simbolo di guarigione, anticipa la figura del medico nella cultura occidentale. Nel Medioevo, Cristo era considerato il medico per eccellenza, così come il farmacista, e tutta la visione della cura si fondava su questa consapevolezza spirituale. Nei conventi, che iniziarono a occuparsi stabilmente degli ammalati, gli spazi di degenza erano completamente affrescati con scene sacre: pareti e soffitti raccontavano visivamente i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, accompagnando il malato in un percorso che coinvolgeva anche l’anima. Curare significava prendersi cura della persona nella sua totalità, in un’intimità profonda con ciò che lo circondava. Col tempo, questo approccio si è perduto: gli ambienti sanitari sono spesso spogli, anonimi, e il rapporto tra medico e paziente rischia di ridursi a un intervento tecnico. Recuperare quella visione, in cui Cristo era insieme il medico e l’ammalato, significa restituire alla medicina la sua dimensione più piena, capace di accogliere e trasformare, oltre la malattia”.
Alla lectio magistralis è seguita la processione verso la cappella di Villa Magnisi, con la benedizione dei rametti d’ulivo offerti agli ospiti, e la Santa Messa celebrata da don Giovanni Basile, assistente spirituale dell’Amci.