AGGRESSIONE A VILLA SOFIA, AMATO ''ANCORA UNA VOLTA SAREMO PARTE CIVILE''
Tiziana Maniscalchi "Siamo diventati il bersaglio di un disagio sociale e sanitario che non ci da' tregua"
La dottoressa aggredita "Resta il dolore più grande: non esercitare con serenità il mio lavoro"
Palermo 29 novembre 2024 "Ancora una volta ci costituiremo parte civile, i medici di Palermo chiedono il nostro aiuto. Non conosciamo ancora l’esito della denuncia presentata per lesioni e minacce dalla direzione sanitaria contro l’aggressione subita, ma ci auguriamo che anche per il quarantenne responsabile di questa vile violenza si spalanchino le porte del carcere, come e' già avvenuto per l’agrigentino che lo scorso febbraio ha ferito gravemente il dottor Caputo. In quel caso, grazie alla nuova normativa sulla flagranza differita, si e' ottenuto un risultato che deve diventare la norma, non l’eccezione. Se applicata con sistematicità e rigore e' l’unico deterrente reale per garantire sicurezza ai medici". Lo ha detto Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, commentando l’ennesima aggressione ai danni di una dottoressa in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, colpita al braccio con un pugno da un paziente.
"E' stata un'escalation di violenza talmente rapida da non lasciare spazio alla paura, ma solo a sgomento e dispiacere - ha raccontato la dottoressa aggredita -. E' umiliante e doloroso essere insultati, aggrediti e denigrati da chi si cerca di aiutare. Perché e' questo il nostro lavoro: aiutare chi si trova in difficoltà. Purtroppo il mio non e' un episodio isolato, ma l'ennesima dimostrazione di un clima di tensione e aggressività che ormai caratterizza le corsie degli ospedali e in particolare le aree di emergenza come i pronto soccorso. Le violenze fisiche e le minacce fanno più scalpore, ma ci sono violenze più sottili, come quella quotidiana di essere considerati come dei distributori automatici. E così, se il paziente o il parente non si vede accontentato, cominciano minacce e aggressioni. Quella che prima era una professione d'aiuto, basata su un rapporto di fiducia, si e' trasformata oggi in un campo minato, all'interno del quale noi sanitari camminiamo a fatica, guardinghi, ad ogni singolo turno. E questo per me resta il dolore più grande: non esercitare con serenità il mio lavoro, quel lavoro che ho sognato da sempre. Mi auguro che questo ennesimo episodio serva a far capire ai piani alti quanto sia urgente proteggere chi cerca di salvare vite, ma faccia anche riflettere: il medico non e' il nemico, e' una mano protesa a chi soffre, sempre".
"Mai vista una simile escalation di aggressioni così violente, ripetute e del tutto immotivate - ha sottolineato il primario del pronto soccorso Tiziana Maniscalchi -. Questa e' solo l’ultima di una lunga serie. Siamo diventati il bersaglio di un disagio sociale e sanitario che non ci dà tregua, ma ciò che mi preoccupa di più e' che spesso i medici sono così stanchi e impauriti da minimizzare le minacce verbali, che invece sono il primo passo verso la violenza fisica. E' inaccettabile colpire chi lavora con sacrificio per garantire salute. Solo grazie all’intervento tempestivo della guardia giurata, che ha bloccato l’aggressore fino all’arrivo della pattuglia, alcuni colpi non sono andati a segno".